I Paisàn

I Paisan, 2001
(…) La civiltà contadina, che era durata 2000 anni stava finendo. Era iniziata la grande cacciata ed emigrazione dalla campagna. Iniziava il boom della Lambretta e della Seicento. Volevo filmare i riti ancora in atto di questa civiltà.(… ) Se io ho fotografato e filmato la mia gente è perche l’ho amata e ho condiviso la sua storia e la lotta per la sua emancipazione. Meglio, ho voluto dare loro un volto e raccontare la loro vita dall’interno, perche io ero e sono uno di loro. Ho voluto fissare la loro sapienza e il loro orgoglio. (Giuseppe Morandi)
I PAISAN – Un film di Giuseppe Morandi

Nato a Piadena (paese dove tuttora vive) nel 1937 da famiglia operaia e contadina, Giuseppe Morandi inizia a fotografare e girare filmati nel 1956, incoraggiato tra gli altri da Cesare Zavattini. Il suo lavoro fotografico, all’interno della lega di cultura di Piadena (fondata da Morandi e Gianfranco Azzali) viene conosciuto attraverso mostre e volumi (I Paisàn, Volti della Bassa padana, Cremonesi a Cremona, Quelli di Mantova, Ventunesima estate) presentati in Italia e in Europa. Il suo straordinario lavoro di cineasta, praticamente sconosciuto, è stato presentato per la prima volta al Festival di Locarno nel 1999 in edizione integrale. Il suo stile di cineasta “ad altezza d’uomo e di lavoro” è una vera rivelazione (Morandi è un istintivo che sa “mettere in scena il caso” e “monta in macchina”), potrebbe forse essere paragonato a quello del francese Georges Rouquier, l’autore dei memorabili Farrebique (1946) e Biquefarre (1983), se non andasse ancora più lontano nel testimoniare i mutamenti delle campagne (italiane) dal dopoguerra ad oggi.Il salvataggio dei suoi film, girati originariamente in 8mm, è stato curato dalla Cineteca di Bologna.

I Paisàn è composto da: EI Pasturin (estate 1956), Inceris li barbi (Diradano le barbabietole, 1964), Morire d’estate (23 giugno 1957), EI Vho (1966), La giornata del bergamino (Voltido 1967); Jon, du, tri, quater sac (La spartizione del granoturco, Voltido 1967); L’Amadasi la massa l’och (1967); Tonco, la festa del tacchino (1967); Cavallo ciao (Vho 1967); Baratieri el massa el animai (1966); EI Calderon (1991). [VHS 128′]

UNA PRODUZIONE: Cineteca Bologna

La recensione di Marco Muller
Chi sa se con questa cassetta la Cineteca del Comune di Bologna non ci consegni il primo capitolo di una “storia segreta del documentario italiano”? Così come lo si storicizza di solito, l’ambito documentaristico più noto appare in definitiva terra di nessuno, con poclù spazi di ricerca e scarsa tradizione, dove agli sprazzi di realismo si sovrappongono “sguardi d’autore”, retorica del “prezioso” o del “poetico”.
Eppure, controtendenza si erano mossi altri registi, portatori di un realismo immediato che andava oltre le teorizzazioni del “colto sul vivo”. Come Giuseppe Morandi, che ha costruito
pazientemente lungo quasi due decenni la sua opera cinematografica, pezzo a pezzo, a salti ma nella logica di un’estetica dove il modo di produzione poverissimo (una camera amatoriale a molla e poca pellicola, dunque un solo ciak; e il montaggio tutto realizzato in macchina, ma appena possibile con il suono in presa diretta, magari fatto con il Geloso prestato dall’amico e sincronizzato in casa) dettava il rigore della prima vera analisi dall’interno, in Italia, di una società e di una cultura, quella dei contadini dell’area del Po prima della definitiva meccanizzazione delle campagne.
Restando sempre fuori dal bozzetto, Giuseppe racconta gente e pezzi di mondo che conosce bene, privilegia il “piccolo” senza pretendere di ingigantirlo, non si attarda in soluzioni formali e paesaggistiche ma punta dritto sulle persone e i loro animali, non distoglie l’occhio quando questi ultimi, esaurito il loro potenziale di lavoro, muoiono di morte violenta per mano di quelli che aiutavano a lavorare. Non è difficile per il suo cinema appoggiarsi in tutto alla realtà, poiche il suosguardo, mai “esteriore”, sa organizzare quello che per altri rimarrebbe rozzezza o casualità. Anche quando sono chini sulla terra, piegati nelle diverse operazioni lavorative dei campi, tutti i suoi contadini risultano, anche nei film più brevi, protagonisti. Quest’antologia rende infine giustizia ad un cineasta sinora invisibile. E costituisce, a tutti gli effetti un’altra grande “prima”: quella di una Padània fuori dal mito e della divagazione cineletterarla. (m.m.)


> Film 8 mm
Morire d’estate, 1957
Barattieri el massa el nimal, 1966
lon du tri quater sac, 1967
La giornata del bergamino, 1967
Cavallo ciao, 1967
L’Amadasi la massa I’och, 1969

> Video
EI Calderon, 1991

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