Chi – come me- ha conosciuto Genia e Piero Azzali, i genitori di Micio e Bruno e del dolce Ricchetto, sente stasera una gratitudine profonda, difficile da esporre in pochi minuti.
Anzitutto la loro umanità. Grazie alle fotografie del Giusep conosciamo queste persone, le loro immagini, sentiamo il loro calore umano, la loro intelligenza.
E` una umanità che ha conquistato nessun potere, nessun denaro, nessun riconoscimento ufficiale. Ma in un periodo storico ormai passato, il `900, ha cercato di spingere la nostra società verso nuove frontiere dell`essere umani, verso esperienze più sociali. Lo hanno fatto con tutto il loro corpo e con tutti i loro sensi segnati dal lavoro e dalle poche gioie della vita in campagna. Genia e Piero Azzali sono incarnazioni, sono esploratori di vita, sono socialisti. Sono tutto il contrario di quanto vuole essere l`umanità oggi.
Mi spiego meglio.
La mia prima visita nella casa Azzali è stato uno choc: questi letti enormi, aeroporti di sogni incredibili, e in piena notte la voce tagliente della Genia che sveglia gli uomini per andare nella stalla; poi la mattina da solo in cucina con lei, perchè di nuovo tutti sono già al lavoro; non capivo una parola quando la Genia parlava stretto; ero veramente lo straniero- nel senso pieno della parola. Guardavo questi corpi, queste voci non modellate secondo i registri estetici dominanti – sono loro? secondo la famosa poesia di Brecht sul comunismo- che devono assumere la guida? Sono così i proletari? E subito nella prima intervista il Morandi e il Micio confermano: “non vogliamo essere gli ultimi mohicani. Vogliamo il potere. Noi, fratelli di selvaggi come Lumumba e Cabral”.
“Con questi corpi e modi di fare non avrete mai il potere”, dicevo, e avevo ragione. “Non vi faranno nemmeno sindaco- figuriamoci. A meno che …”. Questo “a meno che” nato in casa Azzali, dava luogo alla mia prima e più importante esperienza teorica, cosa che ho capito solo dopo anni quando riuscivo a completare la frase:
“a meno che il potere non cambi la SUA NATURA”. Imparavo a vedere Pontirolo non più con l´occhio del potere, ma il potere con l` occhio della Genia e della sua casa. E` – con le dovute differenze- la stessa esperienza fatta da Marx dopo la Comune di Parigi, quando scrisse: Non basta prendere il potere così com`è. Così non è utilizzabile per i nostri scopi. Ci trasformerà. Invece è il potere che va trasformato. E lo stesso vale per gli apparati di produzione industriale e di produzione culturale. La storia non cambia solo perchè siamo noi a dirigere questi apparati.
E questo vale anche per istituzioni così delicate come la casa e la famiglia che apparentemente non hanno nulla a che fare con la lotta di classe. Poco tempo fa sindaci della Lombardia hanno guidato una manifestazione che chiedeva il diritto di difendere con i fucili “la sacralità della famiglia e della casa”. Invece Genia e Pierino, fino al limite dell`inverosimile, hanno fatto l`opposto: hanno trasformato la loro casa da fortezza di rapporti familiari presunti intimi in un porto di mare di libertà.
La Lega è un fatto collettivo, un pezzo di tessuto sociale (molto delicato e forse oggi anche un pò friabile). Si possono e si devono fare tanti nomi di persone che hanno dato tanto. Ma la Genia ha aperto casa sua, Piero ha fatto partecipare i compagni alla sua piccola proprietà, la famiglia Azzali ha superato l`angustia dei legami di sangue e dei quattro muri dando spazio allo sviluppo di rapporti umani straordinari. Ecco la festa che solo una famiglia ricca come quella degli Azzali può proporre. E noi partecipiamo con entusiasmo, con gioia e con gratitudine.
Peter Kammerer – (Letto a Casalmaggiore, Venerdi 24.3.2017)