Milano – mostra dal 10 ottobre al 5 novembre 2007
Giuseppe Morandi
Arti, volti e mestieri della Bassa Padana
presso il LIFEGATE CAFE’
Via Della Commenda 43 – Milano (Porta Romana)
Rassegna Stampa_Mostra Morandi_LifeGate_Cafe
L’esposizione riassume una storia costruita negli anni dal 1957-1958 al 1968-1970: anni in cui l’impiegato comunale Giuseppe Morandi decise di utilizzare una Rollei 6×6 per immortalare squarci di mondo
LifeGate Cafè, situato in Via della Commenda 43 a Milano, si propone ancora una volta come location d’eccezione per iniziative culturali di rilievo: dal 10 ottobre al 5 novembre il locale esporrà le opere di Giuseppe Morandi, fotografo, scrittore e regista cinematografico, nato a Piadena, in provincia di Cremona, nel 1937.
Dal 1957 l’artista lombardo, esponente della Lega di Cultura di Piadena, racconta con parole e immagini la cultura delle campagne, di cui intende documentare tradizioni e cambiamenti, modelli e valori. La mostra fotografica “Arti, volti e mestieri della Bassa Padana” tende a ripercorrere le usanze e le condizioni di vita dell’ambiente contadino dall’immediato Dopoguerra agli anni Settanta, fino ad oggi: un’indagine storica sui protagonisti del mondo rurale italiano e sulle loro battaglie per l’emancipazione. Scenari antichi che parlano al moderno, attraverso volti, gesti, sguardi e oggetti quotidiani. Ritratti dell’uomo che è casa, lavoro, paese, società.
L’esposizione riassume una storia costruita negli anni dal 1957-1958 al 1968-1970: anni in cui l’impiegato comunale Giuseppe Morandi decise di utilizzare una Rollei 6×6 per immortalare squarci di mondo. La Genia, i vecchi braccianti, Pierino Azzali alla fiera di Recorfano, il Micio, la pumatera Laura Poli…ecco le facce, gli occhi, le mani, che, scatto dopo scatto, costituiscono il racconto di Giuseppe Morandi. Un racconto che il regista Bernardo Bertolucci ha scelto di utilizzare per la pellicola “Novecento”, interpretata da Robert De Niro nel 1976.
Morandi compie un lavoro minuzioso e attento: fotografa i contadini e i loro mestieri, fissa “il fatto a mano” mentre le macchine stanno per cancellare un’intera civiltà, impressa in mille incontri tra le case e le cascine della Bassa Padana, avvolte dal tempo che scorre, inesorabile. Figure intense, dotate di una forza singolare e avvolgente. All’artista non interessa conservare gli oggetti, ma i gesti e i comportamenti: le sue opere ci narrano la storia di come si faceva, di come si operava, di come si lavorava la terra o di come si costruivano gli strumenti di lavoro.
Riferendosi all’arte di Giuseppe Morandi, Arturo Carlo Quintavalle afferma: “Credo che voglia scrivere un romanzo, oppure un lungo racconto sulle storie del suo paese. Per Lui le facce parlano, e anche per noi, abituati alle espressioni stereotipe dell’universo di città: anche per noi queste facce finiscono per parlare”.