La Festa del 2017: stiamo arrivando…
inviato da Daniele Crotti
La stòria de l’òoca
l’è bèla ma l’è pòoca,
vóot che te la cüünti?
Te la cüntaròo:
la stòria de l’òoca
l’è bèla ma l’è pòoca…
Sì, è una filastrocca, una filastrocca delle campagne cremonesi. Le filastrocche che ora non ci sono più. Non questa, ma un’altra filastrocca me la cüntava mamma, da bimbo, la filastrocca che principia con “Din dòn campanòn..”. Scrivo questo perché anni fa ero in cucina a casa del Micio. Non ricordo per quale occasione. C’era ancora la Genia. Io accennai, non so per qual motivo, le prime parole di questa filastrocca, e la Genia immediatamente me la raccontò tutta. Meraviglioso! E questo è un piccolo ricordo che ho di lei, del Micio, dei compagni di Piadena, di Calvatone, di Pontirolo, che associo, anche, alla grande festa di primavera. E sì, perché fu dopo la prima volta, la prima volta che vi partecipai, alla festa della Lega di Cultura, fu dopo quella occasione che ogni tanto capitavo dagli Azzali, anche in altre occasioni. E in una di queste, ecco che splendido regalo mi fa, mi fece la Genia!
La mia prima volta alla Festa fu nel 2003. Avevo saputo casualmente di questa Festa. Non ne sapevo niente, prima di allora. Non so come mai. Dico questo perché i libri di Mario Lodi, gli scritti di Morandi (il Giusèp), la Lega di Cultura, Il Gruppo Padano di Piadena, I Giorni Cantati, li conoscevo da tempo. Mamma, maestra, era di fatto vissuta da quelle parti, tra S. Lorenzo de’ Picenardi (un paio di chilometri da Pontirolo), Torre, Piadena e Cremona. Avevamo lì alcuni lontani parenti e una volta all’anno, o forse più di rado, si andava a trovarli. Ma queste succedeva tanto tempo fa, negli anni ’50 e primissimi anni ’60. Un motivo, credo, per sapere di tutto ciò.
Ecco, dicevo, la prima volta che andai alla Festa della Lega di Cultura fu nel 2003. Andammo con Luca, mio figlio, e Ludovico, mio nipote, figlio di mia sorella Marina. Trovammo da dormire in un alberghetto dalle parti di Asola e ci presentammo la mattina della domenica prescelta, in quel fine marzo. Ero titubante, incuriosito, intimidito, “spaesato” (uso questo termine perché ho davanti agli occhi il bel libro di Antonella Trapino, “Spaesati”, appunto, in cui quattro capitoli sono dedicati a loro, agli amici di quei posti “tra memoria e futuro”, come sottotitola l’autrice). Già. Arrivai lì la mattina, verso le 9 o le 10, entrai nel vialetto tra alte mura che porta all’aia della cascina. Una porta si apre, poco dopo, e chiedo ad un signore con un baschetto rosso in testa dove fosse il Micio, ovviamente presentandomi (avevo per tempo telefonato per annunciare la mia presenza). Era proprio lui, il Micio. Che emozione. Che bello. Poi fu tutto facile, una cosa cui non avrei mai creduto. Fu una giornata per me memorabile: una festa tra tanti, di tutti per tutti, una festa incredibile, sorprendente, estasiante. Ero fuori di me dalla gioia. Davvero. Chiedetelo a Luca!
Dall’anno successivo ci sono sempre tornato (tranne una volta perché malato, e l’anno scorso, perché afflitto e giù di corda – succede), a Pontirolo. E da quella volta ho tenuto un diario.
Nel 2004 scrissi queste parole, inizialmente: «Arrivo a Piadena verso le 18 di sabato 27 marzo. Sono con mio figlio, Luca, nella speranza, se non nella certezza, entrambi, di rivivere l’esperienza del 2003… Difficile scordarsi il Micio, il Murand e tutto il resto…».
Alla Festa 2005 le “emozioni” sono “rinnovate e vissute”: «Stare bene insieme alla gente e in mezzo a tante persone perché liberi o liberati dentro: ecco cosa può essere la Festa della Lega di Cultura. Perché Piadena è Piadena… Rivivere il piacere, semplice e genuino, libero e nostro, di esserci, di cantare, di parlare, di ritrovarci, di brindare, di festeggiare, di crederci e di resistere».
Poi c’è il 2006: la Festa… “perché le emozioni non finiscono e non finiscano mai”! Riporto quanto allora scrissi: «Pontirolo, a casa del Micio, dalla famiglia Azzali, nella sede della Lega di Cultura di Piadena, dal Morandi (il Giusèp), tanti anni fa inventata, portata avanti con indomita determinazione, sensibilità, forza di volontà, grazie a poche e tante persone, … , parafrasando Sandro Portelli…, veri compagni con cui dividere e condividere… un pezzo di pane, ossia cibo, amore e solidarietà… liberi come il vento».
“Giorni e notti cantati tra Pontirolo Drizzona Piadena e Calvatone” è, nel 2007, il titolo dei miei appunti che poi dicono: «Quest’anno si aggiunge mia sorella, pure lei legata ai ricordi di questa Piadena da parte di mamma, che qui visse la sua fanciullezza. È sabato ed eccoci quindi pronti a partire, io, Marina, i miei figli Luca e Marco, e Claudio, l’amico…».
Poi arriva il 2008: “Bandiera rossa la si può ancora cantare?”: «Sei anni fa partecipai per la prima volta alla Festa di fine marzo a Pontirolo», leggo, «… è un fatto emozionante ed importante: l’armonia canora, culinaria (cose buone e semplici, per tutti), umana, di coscienza sociale culturale e politica, vive e vitali, fanno esplodere in te, in chiunque, la voglia di partecipare, di esserci, di conoscere, di sapere, di sperare, ancora…».
La Festa del 2009 sono “I colori della Bassa” («… Sabato mattina parto. Sono con me Giovanna, mia moglie, e Marco, nostro figlio…), quella del 2010 è “nostra patria è il mondo intero!”, sotto la tenda a Pontirolo; scrissi allora ai vari Micio, Giuseppe, Bruno, Peto, Enrico, Leo… che «forse anch’io faccio parte di quella “nuvoletta” che, variamente frammentata nel tempo e nello spazio, una volta all’anno almeno si ricompatta… nella casa della Lega di Cultura di Piadena… che con la sua rossa bandiera richiama, commuove, stupisce, unisce…».
E già siamo arrivati al 2011 con “A cosa serve il canto popolare” e poi al 2012 con i “50 anni del Nuovo canzoniere Italiano”. Così mi sbizzarrii pur’io a trascrivere il mio pensiero su “i canti popolari della tradizione orale” (quanto ne sono affascinato!). Nel sito della Lega di Cultura potete leggere tutto. Fatelo. O rifatelo. Mi farà piacere.
“Lega di Cultura di Piadena a Pontirolo da ogni dove”: anno 2013, riprendo dal mio diario, e continuo: «Quando mai comincia l’annuale Festa della nostra Lega di Cultura? Da quando cominciò decenni addietro a casa del Giusèp in quel del Vho… o dal giorno dopo la baccalata dei portoghesi… o dai finesettimana precedenti in cui viene montato il tendone… oppure da quando compare sul sito il programma o… dal lunedì… allorché…?», eppure, concludevo: “Questo mondo era come la nebbia prima che si alzi, quando la campagna si nasconde e non sai dire se sotto c’è qualcosa di bello”. Perbacco se c’è!
Siamo arrivati al 2014 con la “Festa del Mondo Intero”, sempre a fine marzo, per una “festosa festa comunista”, perché “a casa del Micio la primavera è internazionale”; e subito dopo al 2015. Così, dal mio diario: «Piadena. Già, Piadena! La Lega di Cultura di Piadena. Già, la Lega di Cultura! La festa…Già, la festa! Tanti, anche quest’anno…», perché «ogni anno ritornano… alla ricerca della propria bellezza e libertà…».
Poi il 2106. Ma anno passato ho bigiato, ho fatto salina, ho fatto sega… Già! Come mai? Giro, volto pagina. Quest’anno va meglio. Ci sarà la mia cara Giovanna, sin dal venerdì, poi altri amici, e allora… sarà ancor più bello. Prenotato per tempo la camera, avvertiti i compagni, eccomi a scrivere queste parole come promisi ad Enrico e Bruno, quando, l’estate scorsa, passarono da casa per cantare insieme ricordando il nuovo Bella ciao, vissuto insieme ad Orvieto in un’atmosfera quasi come…
… a Pontirolo! Eccoci allora pure quest’anno: il 24, il 25, il 26 marzo! Per festeggiare di tutto di più: la Lega, il Morandi, il Micio, tutti, le nostre speranze, il nostro passato, il nostro presente, il nostro futuro.
E per cantare, perché “cantare significa stare insieme, conoscersi, rispettare le diversità, instaurare un rapporto di amicizia e di solidarietà. Cantare è fare cultura”.
E allora: AUGURI!